Venerdì 6 marzo il Camerun ha confermato il primo caso di coronavirus e a distanza di venti giorni sono già ottantotto le persone contagiate, di cui sessanta a Yaoundé, venticinque a Douala e tre A Bafoussam. Il Presidente camerunese, Paul Biya, ha messo in campo diverse misure per combattere l’emergenza, ma alcuni medici temono che la situazione possa degenerare.

Il 18 marzo scorso Biya, secondo presidente del Camerun, carica che ricopre da più di un trentennio, ha pubblicato sul sito della Presidenza della Repubblica un avviso contenente diciotto punti sulle informazioni da seguire riguardo l’emergenza COVID-19. Tra queste: la chiusura delle frontiere terrestri, aeree e marittime del Paese, di conseguenza, la sospensione di tutti i voli passeggeri dall’estero, ad eccezione dei voli merci e delle navi che trasportano prodotti di consumo e beni e materiali essenziali, i cui tempi di sosta saranno limitati e controllati; l’osservanza rigorosa delle misure igieniche raccomandate dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), compreso il lavaggio regolare delle mani con sapone, evitando stretti contatti come stringere le mani o abbracciarsi e coprirsi la bocca quando si starnutisce; la chiusura dalle 18, sotto la supervisione delle autorità amministrative, di bar, ristoranti e luoghi di intrattenimento.

Nel frattempo, ieri, la Jack MA Foundation e l’Alibaba Foundation hanno donato allo stato africano mascherine, 20 mila kit per test coronavirus e 100 mila indumenti per combattere la pandemia del Covid-19.

Fonte foto: pagina Facebook “Ministère de la Santé Publique du Cameroun”

Un’altra donazione molto importante è arrivata dall’UBA (United Bank for Africa), che ha annunciato ieri una donazione di oltre cinque miliardi di Naira, attraverso la UBA Foundation, per dare una risposta pan-africana completa alla lotta contro il coronavirus. La donazione fornirà un sostegno significativo alla Nigeria e ad altri diciannove paesi africani, fornendo materiali di soccorso, strutture di terapia intensiva e sostegno finanziario ai governi. La banca panafricana finanzierà immediatamente un centro medico a Lagos, in Nigeria, con letti per l’isolamento e le strutture di terapia intensiva, gestite in collaborazione con la filiale sanitaria di Heirs Holdings, Avon Medical Hospital. Inoltre, sarà fornita una piattaforma di telemedicina gratuita. <<Questo è un momento in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte – ha commentato Tony Onyemaechi Elumelu, presidente del gruppo UBA – Questa pandemia globale deve riunire cittadini, governi e imprenditori – e rapidamente. Dato che vediamo un numero in rapido aumento di casi di coronavirus in Nigeria e in Africa, il settore privato deve lavorare di pari passo con vari governi, per arginare la diffusione della pandemia globale. Lodiamo – ha aggiunto – gli sforzi dei governi e siamo desiderosi di collaborare e contribuire con le nostre risorse allo sforzo collettivo, che assicurerà che la risposta alla pandemia sia rapida ed efficace. Operando in venti paesi africani e in tutto il mondo nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Francia, la United Bank for Africa ha una lunga tradizione di supporto alle sue comunità, attraverso tempi difficili>>, ha concluso il presidente del gruppo bancario.

Il coordinatore generale del Movimento “Presenza del Vangelo“, Jean Marie Atangana Molo, racconta che, nonostante le misure attute, una parte della popolazione fa ciò che vuole e i medici sono preoccupati che la situazione attuale si possa ribaltare.

<<Non siamo messi bene – dice Jean Marie Atangana Molo – Fino a qualche settimana fa c’erano ancora due casi. Col tempo, la situazione si è evoluta in peggio. Tutto ciò ha comportato molti cambiamenti nello stile di vita di ogni camerunese>>. Finora è quasi tutto sotto controllo nello stato africano, con un solo caso di morte in ottantotto casi di contaminazione. <<Qui le persone sono nelle loro case – aggiunge il coordinatore del Movimento “Presenza del Vangelo” – d’altra parte, chiunque abbia un lavoro, sia privato che pubblico, lavora tutti i giorni e quindi lascia la propria casa per andare al lavoro. Nei villaggi la gente svolge ogni giorno i propri compiti. Alcune persone non sono rinchiuse nelle loro case, escono ed entrano come vogliono>>. Per quanto riguarda l’argomento medici e ospedali: <<Non ne abbiamo abbastanza per fronteggiare l’emergenza, e se questa situazione dovesse cambiare, vale a dire, che se il numero di casi dovesse aumentare, come ad esempio in Italia, il paese non potrebbe gestire la situazione>>. Il Presidente del Camerun ha messo in campo molte misure per contenere l’emergenza, alcune sono rispettate altre no, ci racconta il giovane camerunese. <<I medici – ha concluso Jean Marie – ci dicono di essere in grado di gestire per il momento, ma hanno paura che la situazione si ribalti. In quel caso, a causa della mancanza di personale e infrastrutture non si potrebbe fronteggiare bene la situazione>>.

Mario Catalano