<<L’ospedale di Cefalù non sarà interamente Covid ma manterrà le sue attività>>, queste sono state le parole di Giovanni Albano, presidente della Fondazione Giglio di Cefalù, il 25 marzo scorso. <<Abbiamo creato – ha aggiunto – un’area di degenza, al terzo piano, di quaranta posti letto che in una fase emergenziale potrà arrivare a novanta posti. È stato completato il nuovo reparto di terapia intensiva con il passaggio da quattro posti letto a nove e una terapia sub intensiva con quattro posti di degenza. La Fondazione – ha concluso il presidente – sta facendo un grande sforzo organizzativo per mantenere aperte tutte le attività sanitarie, ad oggi presenti nel nostro Istituto, in modo da garantire continuità assistenziale>>.

Nella foto la nuova terapia intensiva della Fondazione Giglio con 9 posti letto. E’ diretta dal dottor Giovanni Malta

Pochi giorni dopo, ha sottolineato che l’individuazione di un’area Covid all’ospedale di Cefalù risponde: <<Ad una ragionata programmazione assessoriale, ed è immediatamente comprensibile come tale scelta assicuri al territorio cefaludese e madonita una pronta ed efficace risposta all’emergenza in corso, tale da confermare, ancora una volta, la specifica attenzione verso le problematiche sanitarie del comprensorio. Da più parti – ha proseguito – è stata avanzata, senza alcun fondamento, l’ipotesi che una siffatta scelta assistenziale ed organizzativa possa essere correlata alla volontà di reperire aggiuntive risorse economiche: nulla di più sbagliato e ingiusto, anche in considerazione del fatto che l’ente si troverà verosimilmente ad affrontare oneri aggiuntivi per la gestione dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus. Per Albano prevalgono, piuttosto il responsabile adeguamento alla pianificazione regionale e il dovere, sanitario ed etico, di rispondere adeguatamente, sul piano assistenziale, alla corrente pandemia, tutelando la salute pubblica. Il numero uno del Giglio ha precisato che si è provveduto ad isolare, rispetto ai percorsi ordinari, l’accettazione, la mobilità interna, la degenza, la gestione e il trattamento degli eventuali pazienti Covid, escludendo qualsiasi contatto diretto o di sovrapposizione tra i percorsi pazienti Covid e “no Covid”.

Giovanni Albano, Presidente Fondazione “Giglio”

Il 31 marzo si è svolto un consiglio comunale straordinario e Albano aveva chiesto di essere ascoltato nell’assise cittadina sull’eventuale attivazione, in una fase emergenziale, di un reparto Covid in ospedale. La proposta non è stata accolta per due volte. <<Il confronto – per il presidente del Giglio – avrebbe sicuramente contribuito a dissipare le comprensibili preoccupazioni dei cittadini e a dare sostegno a quanti, ogni giorno, sono in prima linea in questa emergenza per assistere i pazienti>>.

Al termine di una lunga e assai partecipata discussione, il Consiglio comunale di Cefalù, riunito in seduta telematica a distanza, ha approvato a maggioranza, quattordici favorevoli e due astenuti, una determinazione, nella quale si esprimevano fortissime perplessità riguardo la prospettata adozione di soluzioni “ibride” che mantengano nello stesso blocco strutturale, quale è quello dell’edificio del Giglio di Cefalù, la coesistenza di reparti Covid e non-Covid e ritenendo assai alto il rischio che una simile soluzione di coesistenza di reparti Covid e non-Covid possa trasformare quello che, ad oggi, è stato un presidio di salute pubblica capace di offrire servizi ospedalieri anche di alto livello specialistico, in un focolaio del contagio che metta a repentaglio la salute di pazienti, medici, personale sanitario e cittadini. I consiglieri hanno ritenuto molto importante e fondamentale la funzione che l’ospedale ha assunto e assume nel territorio, che esso continui a dare, pur nell’emergenza in atto, l’assistenza a quanti necessitano di altre cure specialistiche, in condizioni di massima sicurezza; infine, esortano il Governo Regionale e la Governance della Fondazione “G.Giglio”, nella qualità di soggetti ad ogni titolo responsabilmente coinvolti e titolati ad assumere scelte gestionali ed organizzative, a rivalutare con attenzione la compatibilità tra la sicurezza che deve essere offerta a pazienti e personale medico e sanitario, con la coesistenza, nella medesima struttura del Giglio di Cefalù, di reparti Covid e non-Covid, che appare non solo essere assai problematica e di difficile e complessa attuazione, ma potenziale fonte di alto rischio per la comunità.

Nei giorni scorsi, l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, si è recato alla Fondazione Giglio per incontrare la “task force Covid” e ha illustrato il piano operati della Regione Siciliana per l’emergenza coronavirus, in particolare il ruolo che assumerà l’ospedale Giglio ed il suo personale, dichiarando che: <<Tutti stanno facendo la propria parte in queste emergenza. Nella fattispecie i professionisti del Giglio, già formati per gestire l’epidemia, sono pronti da subito a fare rete entrando in azione presso altre strutture siciliane. Il Giglio, inoltre, è nelle condizioni di gestire quaranta posti letto che potranno essere attrezzati anche in altre strutture sanitarie sia pubbliche che private>>.

Visita degli assessori Ruggero Razza e Totò Cordaro alla Fondazione “Giglio”

Il giorno dopo la visita dell’assessore Razza, Giovanni Albano ha illustrato il piano emergenza Covid ai sindaci del Distretto 33, che prevede l’attivazione di una unità Covid-19 a Cefalù, solo in fase tre dal 20 aprile in caso di picco dell’epidemia e di saturazione dei posti letto nelle altre strutture.

Il Presidente del “Giglio” Giovanni Albano in video conferenza con i sindaci

<<Pur apprezzando lo sforzo, in termini di ricerca di dialogo – ha commentato il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina – debbo confermare alla luce di quanto emerso nel corso dell’incontro, tutte le perplessità che in questi giorni abbiamo ripetutamente manifestato. Tra le altre cose, il Presidente Albano ha testualmente affermato, salvo poi smorzare tale affermazione sul finire dell’incontro, che “La nostra produttività è calata dell’ottanta per cento, sia ambulatoriale che di ricovero. Abbiamo un venti per cento residuo, che proprio non se ne può fare a meno. Li teniamo, perché non abbiamo alcun paziente Covid. Ma, come entrerà un paziente Covid qui … questo Ospedale sarà costretto dalle circostanze a diventare Covid”. L’Ospedale di Cefalù, lo ribadiamo anche alla luce di qualche documentazione che ci è stata mostrata, non è in linea con gli standard stabiliti dal Ministero della Salute, in cui non è previsto l’impiego di strutture in forma promiscua, perché è impossibile isolare le aree Covid dalle altre. Tale assunto ha già indotto l’Assessore Regionale ad una importante virata, prevedendo nel piano presentato il 1 aprile in Commissione Sanità all’Ars, che i quaranta posti attribuiti al Giglio possano essere “attivati in altra struttura”>>.

Foto: Rosario Lapunzina, sindaco di Cefalù

<<E’ questa la nostra richiesta – ha aggiunto il primo cittadino – il Giglio impieghi il proprio personale ed il proprio know-how presso altra struttura conforme alle prescrizioni ministeriali, salvaguardando così la salute degli altri pazienti, del personale e di tutta la popolazione cittadina, che, mi sia consentito dirlo, è sicuramente più esposta rispetto a quella di altri comuni, sia pur viciniori. Nelle vicende che, come questa, riguardano la salute e la sicurezza di una Comunità, non trovano giustificazione i posizionamenti politici, e trovo irriguardoso che da parte di qualcuno, che tale difesa, al pari di me, dovrebbe intestarsi, si sia voluto liquidare la questione, parlando di “sterili polemiche”. Il nostro orizzonte – ha concluso Lapunzina – è chiaro: non facciamo sterili polemiche ma non siamo disponibili ad accettare decisioni in nostro danno, per ottenere l’altrui compiacenza>>.

Secondo l’ex Direttore amministrativo dei Presidi ospedalieri di Termini Imerese e Petralia Sottana, Vincenzo Siragusa, si potrebbe adibire una parte dell’ospedale del comune madonita all’emergenza Covid-19: <<Tutto ciò eviterebbe, così come paventato ogni anno, la chiusura, anzi, si può ottenere un rilancio>>.

Siragusa ha lavorato dal 1982 al 1989 all’ex Usl (Unità sanitaria locale) di Lercara Friddi. Nel 1989 ha superato il concorso per Dirigente e nel 1995 gli è stata affidata la Direzione Amministrativa del Presidio Ospedaliero di Palazzo Adriano che, a seguito di alcune direttive, è stato chiuso e tramutato in Rsa (Residenza sanitaria assistenziale). Successivamente, la Direzione Generale ha deciso di trasferirlo a Palermo, affidandogli l’incarico di Capo Servizio del personale fino al 2007. Ha ricoperto, fino al 2011, la Direzione del Dipartimento Risorse economiche. Infine, dall’ottobre 2011 fino a febbraio 2014, ha ricoperto l’incarico di Direttore amministrativo nei Presidi ospedalieri di Termini Imerese e Petralia Sottana.

Vincenzo sta trascorrendo il suo periodo di quarantena: <<Così come ogni cittadino che rispetti se stesso, i familiari e il proprio essere, rispettando le direttive degli organi preposti e sperando che il periodo si accorci rispetto alle previsioni. Ritengo – ha aggiunto – che la paura ha fatto sì che le direttive siano state rispettate>>.

Per Siragusa: <<A Petralia vi è una struttura che oltre ad essere poco occupata è pure mal occupata. In un edificio di quel tipo sono allocati i servizi del Distretto sanitario che possono benissimo essere allocati nella sede dell’ex Presidio e dare la possibilità di un rilancio occupazionale, adibendola per l’emergenza Covid-19. Si può dislocare in un’ala del Presidio Ospedaliero – ha aggiunto – la rianimazione, e nell’altra, con percorsi separati, i ricoveri non necessari della rianimazione. Per l’emergenza, con costi sicuramente più ridotti, bisogna attivare anche l’elisoccorso notturno>>.

<<Una volta – ha aggiunto l’ex dirigente – si diceva che la salute non ha un prezzo e tutto ciò era applicato nella riforma, che è stata approvata nel 1983. Successivamente si è creato un paradosso, che è stato il credo di chi ha gestito a livello centrale la sanità “è vero che la salute non ha un prezzo, ma ha un costo”. Questo ha portato alla riduzione delle risorse da assegnare a questo importante settore, con riduzione di posti letto, personale ed altro. Spero – ha concluso Siragusa – che questa esperienza possa invertire la rotta in modo da evitare di correre quando succedono emergenze come il Covid-19>>.

Mario Catalano