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Coronavirus. Maurizio Talarico: “Stagione persa in termine di fatturato e un magazzino con cravatte prodotte rimaste invendute”

Nel 2014 le sue cravatte sono state scelte come cadeaux dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano congiuntamente al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, per i cinquantasei Capi di Stato e seicento ministri in visita in Italia per il Semestre Europeo. Nel 2015 il Cerimoniale della Repubblica ha scelto le cravatte Talarico come presente istituzionale per gli incontri del Presidente della Repubblica Mattarella. Nel 2017 Paolo Gentiloni ha utilizzato cravatte e foulard di fattura Talarico, come omaggio al 60° anniversario dei Trattati di Roma. Nello stesso anno la Talarico Cravatte è stata scelta come fornitore ufficiale di cravatte e foulard per i Capi di Stato del G7 Taormina. Lui è Maurizio Talarico, fin da piccolo cresciuto con il culto della cravatta. Nel 1999 non trovando più chi producesse cravatte con le esigenze ed i requisiti di un tempo, ha deciso di mettersi a produrre in proprio, fondando la Talarico Cravatte a Roma.

Sono bastati pochi anni affinché la sua azienda diventasse il punto di riferimento dell’eleganza maschile. Le sue cravatte cingono il collo dei protagonisti della politica: dai Presidenti Cossiga, Renzi, Mattarella, Gentiloni, Prodi, Casini, Berlusconi, agli americani Bush, Obama e Trump; dai Presidenti e Amministratori delegati del mondo della finanza, del giornalismo, fino ad ambasciatori e reali. È fornitore di importanti corporate ed istituzioni, che scelgono una Talarico Cravatte come un made in Italy da omaggiare ai propri ospiti sia italiani che internazionali, tra i quali: Segreteria Generale del Quirinale, Presidenza del Senato, Presidenza della Camera dei Deputati, Presidenza del Consiglio dei Ministri. Anche il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, la sera del 10 aprile scorso, quando ha annunciato di aver firmato il nuovo dpcm con cui vivano prorogate fino al 3 maggio le misure restrittive adottate per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, indossava una cravatta Talarico.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa del 10 aprile scorso

1- Non trovando più chi producesse cravatte, con le esigenze ed i requisiti di un tempo, ha deciso di mettersi in proprio per produrle. Quali sono i requisiti di un tempo?

I requisiti di un tempo erano soprattutto l’artigianalità del prodotto. Non esistevano grossi brand che commercializzavano cravatte. Ci si rivolgeva a un artigiano che era specializzato nella produzione di solo cravatte sartoriali. Noi rappresiantiamo ciò, un prodotto realizzato esclusivamente a mano e facciamo solo quello in cui siamo specializzati cravatte. Ci  definiamo custodi dell’artiginalità.

Talarico Cravatte

2- Negli ultimi trent’anni qual è stata l’evoluzione della cravatta?

La cravatta ha mantenuto sempre la sua forma  in questi anni, tante volte si è allargata o ristretta nelle dimensioni. L’unica cosa che cambia sono i colori in base all’esigenza dei tempi.

3- La sua azienda è il punto di riferimento internazionale dell’eleganza maschile. Quali sono stati gli ingredienti giusti del suo percorso lavorativo?

Fin da quando ho fondato nel 1999 la Talarico Cravatte, sono stato un meticoloso nel cercare le migliori tessiture ancora artiginali, e selezionare artigiani che lavorano nel mio laboratorio realizzando manufatti come un tempo. Concludendo, ho applicato una qualità omniacomprensiva

4- Nel 2017 siete stati scelti come fornitori ufficiali di cravatte e foulard per i Capi di Stato del G7 Taormina. Il made in Italy ha confermato la sua qualità a livello mondiale. Quanto è importante?

Noi siamo un brand internazionale che porta un nome importante ed ingombrante in ogni settore manifatturiero, si chiama made in Italy.

5- Come sta vivendo il periodo di emergenza coronavirus?

Come tutti gli italiani, in casa lavorando in smart working. Bloccate sia la produzione che la vendita, è rimasto aperto solo il servizio online.

6- Come ripartirà Talarico dopo il Covid-19?

Ripartiremo con una stagione persa in termine di fatturato e un magazzino con cravatte prodotte rimaste invendute, sperando che nei mesi successivi si riusciranno a vendere, la restante parte sarà inviata in Giappone.

7- Quale sarà, in generale, l’eredità lasciata da questo periodo?

Guardi, questa pandemia ha colto di sorpresa tutti dai sanitari agli economisti, è difficile fare una previsione futura economica, potrà esserci una ripresa lenta, più importante o viceversa. Non credo alle previsioni, in quanto non abbiamo dati economici pregressi di tale eventi in un mondo globalizzato come quello odierno. Credo che il tempo sia l’unica via maestra da seguire indicandoci man mano che si tornerà alla normalità le vie da percorrere. Essendo un positivo ed un ottimista di natura, sto creando nella mia azienda condizioni per un futuro senza grandi traumi.

Mario Catalano

Coronavirus: campofelicese dona 200 uova di Pasqua ai bambini dell’ospedale NYU langone health di Manhattan

Duecento uova destinate ai bambini dell’ospedale NYU langone health di Manhattan. Il protagonista del gesto di solidarietà è un giovane di Campofelice di Roccella, Nicola Cirrincione. Quarantaquattro anni il prossimo 21 luglio, vive in America, esattamente a Staten Island, da trent’anni. Italiano nel cuore e siciliano nel sangue, il giovane è sposato con Carmela e ha due splendidi bimbi, Sebastiano e Alessia Rose.

<<Sono riuscito a donare le uova anche grazie ad un mio amico, Giovanni Patti originario di Borgetto – commenta Nicola – abbiamo pensato a tanti bambini bisognosi, ed è stato veramente spettacolare farli sorridere. Questo virus – ha aggiunto – è pazzesco, penso che dobbiamo rimanere a casa ancora per un altro po’ di tempo, però dobbiamo ritornare alla vita normale, naturalmente rispettando le norme e quello che ci dicono gli specialisti>>.

Questo periodo, per il giovane, lascerà di positivo la gente che ha sempre ascoltato e rispettato le leggi, anche se qualcuno: <<Non capisce – ha sottolineato – La cosa negativa è la morte di tante persone e bimbi innocenti, tra cui anche tanti anziani, una vera e triste disgrazia>>.

Il campofelicese, in passato, è stato un calciatore professionista. Ha giocato nella termitana di Franco Tirrito e nelle giovanili dell’Inter di Giacinto Facchetti. Super tifoso del Palermo, Nicola è rimasto in buoni rapporti con tanti giocatori, tra cui, Stefano Sorrentino e Fabrizio Miccoli.

<<Un abbraccio speciale a tutta la mia comunità di Campofelice di Roccella – ha concluso – e la nostra super sindaca Michela Taravella>>. Il primo cittadino, nei giorni scorsi, ha dedicato un post su Facebook al giovane campofelicese: <<Una notizia di grande generosità campofelicese, giunge da oltreoceano. Un nostro concittadino, amico di infanzia di tanti di noi, mio compagno di banco, l’affettuosissimo Nicola Cirrincione ha compiuto un nobile gesto di cui andare fieri, donando 200 uova di Pasqua ad altrettanti piccoli pazienti di un ospedale di Manhattan!!

Michela Taravella e Nicola Cirrincione

Nicola è sempre stato un ragazzo vero, dall’animo buono e generoso, che, nonostante le tristezze della vita, ha saputo impegnarsi ed oggi, oltre ad essere sempre un bravo giocatore di calcio (la sua grande passione) è diventato un bravo papà e un grande lavoratore. Orgogliosa di te, mio carissimo Amico. Ti aspettiamo presto a Campofelice!!>>.

Mario Catalano

Coronavirus. Intervista alla chef Felicità Romagnoli: “La solidarietà sarà l’arma vincente e saremo un Paese di nuovo forte e unito”

La combinazione cibo e salute è la base della sua cucina, come la cura dei dettagli nell’associare sapori e colori per ottenere, gustando i suoi piatti, un’esperienza extrasensoriale, giudicata estremamente soddisfacente dalla sua clientela. Le piace stupire con menù sempre nuovi e stagionali, prediligendo l’utilizzo di prodotti freschi e locali, entrando subito in empatia con i suoi clienti e cercando di soddisfare le loro esigenze in merito all’evento da organizzare. Ha deciso di diventare chef privato perchè può dedicare maggiore attenzione, avendo un rapporto diretto, alla clientela, alle loro richieste e di conseguenza alla loro soddisfazione, cosa che molte volte non è possibile all’interno di un ristorante. Lei è Felicità Romagnoli.

Felicità Romagnoli

Quindici anni fa: <<Avrei dovuto solcare le passerelle di Parigi – ricorda la chef – ma ho preferito prendere altre strade>>. La sua professione nasce dalla passione per il cibo, dall’approfondita conoscenza dei prodotti e dalla creatività che la contraddistinguono. <<Lo scarso utilizzo di condimenti come olio e sale è la base della mia filosofia in cucina – ha sottolineato- in quanto ritengo indispensabile l’utilizzo di spezie e di erbe aromatiche a compensazione, e di nutrirsi avendo sempre un occhio di riguardo per la salute e senza mai dimenticare l’appagamento dei nostri cinque sensi>>.

Dal mix di ingredienti e musica ha dato vita a Food & Music, la sua opera prima pubblicata nel 2015. Si tratta di circa duecento ricette, tutte frutto della sua esperienza e che ha voluto raccogliere e condividere con i suoi lettori.

1- Hai iniziato a sfilare per Valentino e dopo ti sei tuffata in cucina, diventando chef e portando la tua passione in giro per il mondo. Da dove sono nati questi due interessi?

Mi trovavo a Firenze ad un ricevimento e una collaboratrice di Valentino mi propose di sfilare per la sua Maison, rimase colpita, a suo dire dalla mia altezza e dal mio portamento e decisi di accettare la sua proposta, sfilavo negli show room presentando le diverse collezioni di Valentino ad una cerchia  di persone d’élite, dopodiché avrei dovuto solcare le passerelle di Parigi, ma ho preferito prendere altre strade. Sono ormai 15 anni circa che lavoro come Chef nella ristorazione, prima nei ristoranti, poi ho deciso di diventare uno Chef Privato e il “passaparola” mi ha permesso di arrivare dove sono oggi, il segreto è tanta passione e tanta musica.

2- Cinque anni fa hai pubblicato il tuo primo libro, Food & Music, una crasi tra cibo e musica. Raccontaci la tua opera prima. Hai già in mente il tuo secondo libro?

Il primo libro è stato una raccolta di ricette, proprietà benefiche degli ingredienti, sottolineando il fatto che la musica è sempre stata una grande spalla nel mio lavoro, tutto mi sembra più leggero ed essendo io abituata a vivere con la musica sin da piccola non ho fatto altro che associare le mie due più grandi passioni perchè i tempi di preparazione e la creatività delle ricette sono diversi più veloci e più fantasiosi e gustosi. Il secondo libro Food&Music Vol.II è uscito poco dopo ed era un prosequio del primo in chiave gourmet. Oggi è stato pubblicato un saggio intitolato “La Felicità Ad Un Passo Da Noi” su Amazon, un ebook che raccoglie i miei pensieri e i miei sentimenti sulla situazione attuale e sulla concreta speranza che alla nostra uscita da casa troveremo un mondo diverso, popolato da persone amorevoli e solidali, che non saranno mai più sole. I proventi della vendita dei libri saranno devoluti all’Associazione Opera San Silvestro Onlus a Tivoli (Roma)

Saggio intitolato “La Felicità Ad Un Passo Da Noi”

3- Su cosa si basa la tua cucina e qual è il tuo piatto forte? 

La mia è un tipo di cucina molto personalizzato, utilizzo di materie prime sempre fresche, stagionali e possibilmente a km zero, quando posso prediligo i prodotti italiani. Le ricette che propongo sono originali e di mia creazione, mi contraddistingue l’arte in cucina, ogni piatto viene studiato scegliendo gli ingredienti, le spezie e erbe aromatiche più adeguate a dare vita ad un’opera d’arte a tavola, deve toccare i cinque sensi e garantire al commensale un’esperienza extra sensoriale, naturalmente il tutto accompagnato dalla giusta musica scelta accuratamente dalla mia playlist personale. Come tutti, anche io ho le mie preferenze, il pesce offre ad una persona creativa la possibilità di spaziare dagli antipasti ai primi ai secondi. Il mio piatto forte è una carrellata di sette degustazioni a base di pesce, da ricordare!!!

4- Hai girato tanti paesi durante questi anni, incontrando personaggi molto famosi, tra questi Madonna. Il luogo che ti ha lasciato il segno?

A parte l’Italia, Londra una città estremamente moderna, con i mercati di prodotti freschi più ricercati che scatenano la fantasia solo a guardare quei banchi traboccanti di verdura, frutta, frutti di mare pescato del giorno, una fonte di ispirazione, io adoro spaziare nei vari tipi di cucina internazionale, dal giapponese all’argentina, dalla tedesca alla peruviana, mi sono adeguata per reperire i giusti ingredienti anche nei vari Paesi dove ho cucinato, come la Francia, la Svizzera, gli Stati Uniti per menzionarne alcuni. A febbraio in occasione del “Premio Comunicare L’Europa 2020” sono stata premiata in qualità di Chef Internazionale, scelta per meriti professionali e il mio impegno profuso in campo sociale.

5- Quali consigli dai a chi vuole intraprendere la carriera di chef?

Essere sempre pronti ad imparare, cercare di viaggiare per capire come funzionano le cucine all’estero per poi rientrare e consolidare il proprio ruolo in Italia, conoscere a fondo i prodotti da cucinare e fare sempre una spesa oculata evitando gli sprechi, aiuterà il nostro food cost e il nostro Pianeta.

6- Come stai vivendo questo periodo di emergenza coronavirus e quale sarà, secondo te, l’eredità che lasceranno questi mesi?

In casa tra il mio orto, la cucina nella creazione di nuove ricette per la ripartenza, un po’ di sport e negli scorsi dieci giorni ho scritto il libro di cui ti ho parlato prima, dalla prossima settimana mi dedicherò a qualche altro progetto, ho ben capito da stasera che ci saranno altre tre settimane di fermo, l’importante è prenderle con filosofia e a chi crede in Dio, pregando e sapendo che tutto questo ci porterà ad un futuro più pulito e con meno pregiudizi. Penso lascerà persone stanche ma con la giusta alimentazione, ristabilendo delle regole nella nostra nuova quotidianità, saremo persone ottimiste e pronte ad aiutare il prossimo, la solidarietà sarà l’arma vincente e saremo un Paese di nuovo forte e unito.

Mario Catalano

Coronavirus. Intervista a Fabrizio Russo: “Bonus 600 euro una mancetta”

<<Aiutateci, perché l’unica scelta che ci rimane è chiudere>>, questo il grido di allarme di Bed-and-Breakfast.it, che ha raccolto le richieste di aiuto dei suoi associati. In particolare, trentanove associazioni territoriali del settore extralberghiero, nei giorni scorsi, hanno sottoscritto una lettera, indirizzata al ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, e alla vice ministra Lorenza Bonaccorsi, per chiedere un aiuto concreto, altrimenti: <<Senza aiuti il settore verrà decimato>>.

<<Non tutte le strutture di microricettività svolgono attività imprenditoriale e per questo sembra non siano state ricomprese negli aiuti del decreto “Cura Italia” – scrivono nel documento – tuttavia anche loro pagano regolarmente le tasse, i mutui e gli affitti, e il 45% delle piccole attività familiari sopravvive solo grazie al frutto di questo lavoro. I B&B, gli Affittacamere, gli Agriturismo, le Case Vacanza e le Locazioni Turistiche danno lustro, insieme al settore alberghiero di cui sono complementari e non concorrenti, al panorama turistico nazionale. Lo hanno rivoluzionato in meglio ampliandone l’offerta e attirando milioni di nuovi viaggiatori da tutte le parti del mondo. Senza l’aiuto dello Stato, ora, il settore extralberghiero, che rappresenta ormai una fetta importantissima del mercato turistico nazionale, si vedrà irrimediabilmente frenato nella sua capacità di reagire quando sarà il momento di ripartire>>.

Lunedì, Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, ha scritto in un tweet che: <<In questi giorni difficili, alcuni hotel sono al lavoro, per fornire supporto ai servizi essenziali (accoglienza di personale sanitario, addetti ai trasporti, forze dell’ordine, persone in isolamento, etc.), gli altri hanno serrato i battenti, a causa della mancanza di clientela>>.

Del settore alberghiero fa parte Fabrizio Russo che, insieme alla moglie Maria Gambino, gestisce l’agriturismo Terre di Himera a Termini Imerese, a pochi passi dallo splendido e affascinante sito archeologico di Himera. La struttura, è un antica casa di campagna che conserva ancora le caratteristiche delle case contadine siciliane offrendo servizi da hotel a quattro stelle. La trattoria propone piatti tipici della tradizione siciliana, con prodotti bio e olio di oliva della cultivar Biancolilla. Con Fabrizio abbiamo parlato di emergenza coronavirus, partite Iva, Unione europea e settore turistico.

1- Cosa ne pensi della lettera indirizzata a Dario Franceschini e Lorenza Bonaccorsi?

Occorrono misure urgenti per piccole e medie imprese. L’idea potrebbe essere quella di erogare un prestito pari al 30% del fatturato dell’anno precedente da restituire negli anni.

2- Come stai affrontando questo periodo?

Sto a casa, faccio piccoli lavori di campagna e leggo, ma comincia a diventare dura.

3- Cosa ne pensi del bonus per le partite Iva?

Insufficiente, una “mancetta”. Se non si correrà subito ai ripari, con interventi più solidi, sarà peggio di quanto ci aspettiamo. Un tracollo economico devastante. In fondo, ormai, tutti sono consapevoli che da una crisi può nascere una opportunità. Dunque utiliziamo questa tragedia per ricostruire il paese. Con una coscienza nuova. Non serve la gara a chi propone “mancette” ma un grande piano economico per dotare il nostro paese di infrastrutture fisiche e digitali, che possono rafforzare la nostra economia. Risollevare il Sud con politiche di riqualificazione dei territori, che siano finalizzate al rilancio.

4- L’ex Presidente della Commissione Europea, Jacques Delors, in un’intervista al quotidiano Le Figaro ha dichiarato che la “Poca solidarietà è un pericolo mortale per l’Unione europea”. Cosa ne pensi?

L’Europa è un nobile progetto dei padri fondatori ma è partita male e sta finendo peggio. Non si può avere una moneta senza uno stato sovrano. Prevalgono gli egoismi e le furbizie. Per quanto mi riguarda, se tutto resta così, meglio prenderne atto e fare altro.

5- Cosa ti aspetti in futuro da un punto di vista lavorativo?

Non sara semplice riprendere. Già era difficile prima, in un territorio come il nostro. Si dice che cambieranno molte cose. È così credo. Per esempio, la gente per un lungo periodo si porterà questo trauma in testa. Il 2020 non è un buon anno. Per quanto riguarda il turismo penso che si ripartirà nel 2021.

6- Quale sarà l’eredità del COVID-19?

La consapevolezza della fragilità dell’uomo. Abbiamo una tecnologia pazzesca ma un semplice virus ha messo in ginocchio il pianeta. La usiamo male, se fosse usata per i bisogni dell’uomo, forse tutto questo non sarebbe accaduto. Almeno non così. Quando penso a quello che sta accadendo, mi sembra di sognare, mi consolo pensando che solo così il mondo, gli uomini, hanno allentato la loro presa sulla natura. È la natura, l’ambiente, ne ha avuto giovamento. Venezia e le acque pulite dei suoi canali mi ha sorpreso ed emozionato. Ecco, il COVID-19 deve insegnarci che la natura va rispettata e tutelata. Noi siamo parte di essa, non i padroni assoluti.

Mario Catalano

Coronavirus: 88 le persone contagiate in Camerun. Il coordinatore del Movimento Presenza del Vangelo, Atangana Molo: “Situazione non positiva”

Venerdì 6 marzo il Camerun ha confermato il primo caso di coronavirus e a distanza di venti giorni sono già ottantotto le persone contagiate, di cui sessanta a Yaoundé, venticinque a Douala e tre A Bafoussam. Il Presidente camerunese, Paul Biya, ha messo in campo diverse misure per combattere l’emergenza, ma alcuni medici temono che la situazione possa degenerare.

Il 18 marzo scorso Biya, secondo presidente del Camerun, carica che ricopre da più di un trentennio, ha pubblicato sul sito della Presidenza della Repubblica un avviso contenente diciotto punti sulle informazioni da seguire riguardo l’emergenza COVID-19. Tra queste: la chiusura delle frontiere terrestri, aeree e marittime del Paese, di conseguenza, la sospensione di tutti i voli passeggeri dall’estero, ad eccezione dei voli merci e delle navi che trasportano prodotti di consumo e beni e materiali essenziali, i cui tempi di sosta saranno limitati e controllati; l’osservanza rigorosa delle misure igieniche raccomandate dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), compreso il lavaggio regolare delle mani con sapone, evitando stretti contatti come stringere le mani o abbracciarsi e coprirsi la bocca quando si starnutisce; la chiusura dalle 18, sotto la supervisione delle autorità amministrative, di bar, ristoranti e luoghi di intrattenimento.

Nel frattempo, ieri, la Jack MA Foundation e l’Alibaba Foundation hanno donato allo stato africano mascherine, 20 mila kit per test coronavirus e 100 mila indumenti per combattere la pandemia del Covid-19.

Fonte foto: pagina Facebook “Ministère de la Santé Publique du Cameroun”

Un’altra donazione molto importante è arrivata dall’UBA (United Bank for Africa), che ha annunciato ieri una donazione di oltre cinque miliardi di Naira, attraverso la UBA Foundation, per dare una risposta pan-africana completa alla lotta contro il coronavirus. La donazione fornirà un sostegno significativo alla Nigeria e ad altri diciannove paesi africani, fornendo materiali di soccorso, strutture di terapia intensiva e sostegno finanziario ai governi. La banca panafricana finanzierà immediatamente un centro medico a Lagos, in Nigeria, con letti per l’isolamento e le strutture di terapia intensiva, gestite in collaborazione con la filiale sanitaria di Heirs Holdings, Avon Medical Hospital. Inoltre, sarà fornita una piattaforma di telemedicina gratuita. <<Questo è un momento in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte – ha commentato Tony Onyemaechi Elumelu, presidente del gruppo UBA – Questa pandemia globale deve riunire cittadini, governi e imprenditori – e rapidamente. Dato che vediamo un numero in rapido aumento di casi di coronavirus in Nigeria e in Africa, il settore privato deve lavorare di pari passo con vari governi, per arginare la diffusione della pandemia globale. Lodiamo – ha aggiunto – gli sforzi dei governi e siamo desiderosi di collaborare e contribuire con le nostre risorse allo sforzo collettivo, che assicurerà che la risposta alla pandemia sia rapida ed efficace. Operando in venti paesi africani e in tutto il mondo nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Francia, la United Bank for Africa ha una lunga tradizione di supporto alle sue comunità, attraverso tempi difficili>>, ha concluso il presidente del gruppo bancario.

Il coordinatore generale del Movimento “Presenza del Vangelo“, Jean Marie Atangana Molo, racconta che, nonostante le misure attute, una parte della popolazione fa ciò che vuole e i medici sono preoccupati che la situazione attuale si possa ribaltare.

<<Non siamo messi bene – dice Jean Marie Atangana Molo – Fino a qualche settimana fa c’erano ancora due casi. Col tempo, la situazione si è evoluta in peggio. Tutto ciò ha comportato molti cambiamenti nello stile di vita di ogni camerunese>>. Finora è quasi tutto sotto controllo nello stato africano, con un solo caso di morte in ottantotto casi di contaminazione. <<Qui le persone sono nelle loro case – aggiunge il coordinatore del Movimento “Presenza del Vangelo” – d’altra parte, chiunque abbia un lavoro, sia privato che pubblico, lavora tutti i giorni e quindi lascia la propria casa per andare al lavoro. Nei villaggi la gente svolge ogni giorno i propri compiti. Alcune persone non sono rinchiuse nelle loro case, escono ed entrano come vogliono>>. Per quanto riguarda l’argomento medici e ospedali: <<Non ne abbiamo abbastanza per fronteggiare l’emergenza, e se questa situazione dovesse cambiare, vale a dire, che se il numero di casi dovesse aumentare, come ad esempio in Italia, il paese non potrebbe gestire la situazione>>. Il Presidente del Camerun ha messo in campo molte misure per contenere l’emergenza, alcune sono rispettate altre no, ci racconta il giovane camerunese. <<I medici – ha concluso Jean Marie – ci dicono di essere in grado di gestire per il momento, ma hanno paura che la situazione si ribalti. In quel caso, a causa della mancanza di personale e infrastrutture non si potrebbe fronteggiare bene la situazione>>.

Mario Catalano

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